Il talismano, Venezia, Zatta, 1794

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Campagna con tende e baracche ad uso de’ zingari.
 
 CARDANO, CAROLINA, PERILLO, zingari e zingare
 
 coro
 
    Oggi qui, domani là,
 nostra patria è il mondo intero;
 e fondato è il nostro impero
 sull’altrui semplicità.
 
 parte del coro
 
5   A ingrassare i giorni magri
 l’arte aiuta la natura.
 Senza un poco d’impostura
 gran profitto non si fa.
 
 coro
 
    Il legista, il galenista,
10il soldato, l’uom di stato
 suol vantare in quel che fa
 di saper più che non sa.
 
 parte del coro
 
    E il bel sesso malcontento
 di una semplice beltà
15si dà il barbaro tormento
 di alterar la verità.
 
 coro
 
    Oggi qui, domani là,
 nostra patria è il mondo intero;
 e fondato è il nostro impero
20sull’altrui semplicità.
 
 Cardano
 Figli, amici e compagni, a cui mi lega
 piucché il grado primier paterno amore,
 quest’arte, a cui ci sforza
 dura necessità, render conviene
25grata più che si può e odiosa meno.
 Noi non facciam la guerra
 a polli, a capre, ad agnelli,
 noi non leviam gli anelli
 alle donne di mano. L’arte nostra
30consiste nel saper, quando a noi pare,
 pelar la quaglia e non la far gridare.
 
    Se noi diamo la buona ventura
 che ci paghino è giusto, è dover,
 non perché sia la cosa sicura
35ma perché la speranza è un piacer.
 
    Se il presagio da noi s’indovina
 si dà credito al nostro saper;
 se la sorte altrimenti destina
 non è colpa del nostro mestier.
 
 Carolina
40Padre, che tal mi siete,
 poiché perduti ho i genitori in fasce,
 avvezza sono ad obbedirvi, è vero,
 ma pace non avrò, ma inquieta sempre
 mi vedrete e turbata ed agitata,
45s’io non giungo a saper da chi son nata.
 Perillo
 Carolina gentile,
 voi avete gran torto. Meglio parmi
 della nascita vostra esser dubbiosa
 che arrischiar di trovare i genitori
50servi, schiavi, villani o pescatori.
 Carolina
 Sian poveri o plebei,
 i genitori miei conoscer voglio.
 La natura mi parla e non l’orgoglio.
 
    Se povera son nata,
55che cosa importa a me?
 La femmina onorata
 mai povera non è.
 
    Mi basta che mia madre
 sia madre come va
60e non aver il padre
 con altri in società.
 
 Cardano
 Carolina, vi è noto
 che un talisman possiedo
 d’un vecchio egiziano opera e dono,
65di cui l’erede e il successore io sono.
 Quel che al petto lo tien cambia a sua voglia
 di voce, di figura e passar puote
 in faccia della gente
 per l’oggetto che vuol, straniero o assente.
70Eccolo; a voi che avete
 senno, prudenza e ingegno
 lo presento, lo affido e lo consegno.
 Carolina
 Poiché l’onor mi fate... (Accettandolo)
 Perillo
 Amico perdonate, (A Cardano)
75è inutile che in mano
 consegnate a una donna il talismano.
 Cardano
 Perché?
 Perillo
                  Perché le donne
 a cangiar di pensiero e di sembianza
 son abili abbastanza e la natura
80provvida ha lor concesso
 per far prodigi il talisman del sesso.
 Cardano
 Nelle mani d’un uom passar potrebbe
 questo prezioso pegno
 per opra uscita di Pluton dal regno;
85ma se donna l’adopra,
 il mondo ammiratore
 criticarlo non puote o non ardisce,
 che una donna gentil tutto abbellisce.
 
    Amici e compagni,
90nessuno si lagni
 se il ricco monile
 a mano gentile
 ardisco affidar.
 
 tutti
 
    Contenti noi siamo,
95la scelta lodiamo,
 l’omaggio, il tributo
 al merto dovuto
 si deve approvar.
 
 Carolina
 
    Al fato, al destino
100m’arrendo, m’inchino;
 il carico accetto
 e usarne prometto
 per farci stimar.
 
 parte del coro
 
    Noi miseri erranti
105finora tremanti,
 con simile scorta
 la gente più accorta
 sapremo affrontar.
 
 tutti
 
    Contenti noi siamo,
110la scelta lodiamo,
 l’omaggio, il tributo
 al merto dovuto
 si deve approvar. (Cardano parte seguito dai zingari e dalle zingare)
 
 SCENA II
 
 CAROLINA e PERILLO
 
 Perillo
 Eccovi, Carolina,
115in grado di tentar la vostra sorte.
 Voi avete un amante
 gentil, bello, vivace e che vi adora.
 Fate che il talismano
 stato non siavi confidato invano.
 Carolina
120Mi ama Lindoro ma il signor Pancrazio,
 ch’è suo zio e tutore, che ha una figlia
 da collocar, destina
 di maritarli insieme;
 ed ha per fondamento
125del padre di Lindoro un testamento.
 Perillo
 Ah questa figlia, questa figlia è causa
 che zingaro m’ho fatto.
 Carolina
                                            Per Sandrina?
 Per essa unicamente?...
 Perillo
 L’amo teneramente.
130Ma il di lei genitore
 come governatore
 di propria autorità mi ha processato,
 mi costrinse a salvarmi e mi ha esiliato.
 Carolina
 Intesi dir che della cameriera
135eravate amoroso.
 Perillo
                                  È vero, è vero.
 Giannina stessa lo credea. Mi valsi
 di sua credulità
 per veder la padrona in libertà.
 Ma poi...
 Carolina
                    Oh ciel! Lindoro... (Guardando fra le scene)
 Perillo
140Via, fatevi coraggio.
 Carolina
 Non è amor vero amor, se non è saggio.
 
 SCENA III
 
 LINDORO e detti
 
 Lindoro
 Vengo a voi, Carolina, (Con allegria)
 di una buona novella apportatore.
 Carolina
 Davvero?
 Lindoro
                     Il mio tutore
145vuol vedervi e parlarvi.
 Ha sentito esaltarvi
 per ottima indovina
 e la sua confidenza a voi destina.
 Perillo
 Buono, buono, vi andremo.
 Carolina
150Voi no. (A Perillo)
 Perillo
                  Io sì.
 Carolina
                              Ma come!...
 Perillo
 Come! Come! Vedrete.
 Non mi conoscerete.
 Sarò vestito in modo... E poi che serve?
 D’accidente fatal si teme invano
155dove vi è Carolina (e un talismano). (Piano a Carolina, alla quale tocca accortamente il talismano che porta attaccato al petto, nel tempo che canta l’arietta che segue. Lindoro dà segni di gelosia temendo che Perillo abbracci la donna; e Perillo, che se ne accorge, continua e si prende gioco di lui)
 
    Con la scorta d’un ben sì prezioso
 un’armata affrontare saprei.
 Ah Lindoro non siate geloso
 di quel ben che si trova con lei,
160perch’è un ben che comune sarà.
 
    Io lo vedo, lo tocco, l’intendo,
 dispiacervi perciò non pretendo.
 Caro pegno che ardire mi dà;
 poverino! Mi fate pietà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 CAROLINA e LINDORO
 
 Carolina
165No no, non sospettate,
 tutto saprete un dì.
 Lindoro
                                      Di voi non temo,
 vi credo all’amor mio fida e costante.
 So che Perillo di Sandrina è amante.
 Ma in materia d’amore
170anche un semplice scherzo affligge il cuore.
 Ma lasciamo da parte
 quest’importune inezie,
 voi mi amate davver?
 Carolina
                                           Sì, lo sapete.
 Lindoro
 E disposta già siete
175di secondare il mio desir?
 Carolina
                                                  Lo sono
 ma fino a un certo segno.
 Lindoro
 Fino al segno s’intende
 di vero amor sicuro testimonio.
 Carolina
 Che vuol dir?
 Lindoro
                            Che vuol dire il matrimonio.
 Carolina
180Nello stato in cui sono
 osereste sposarmi?
 Lindoro
                                      E perché no!
 Io catarri non ho. Sono di beni
 provveduto abbastanza. È ver che tutto
 è in man del mio tutor, che il padre mio
185arbitro l’ha lasciato... Ma che importa?
 Strolegarlo convien. Di lui darovvi
 le notizie sicure
 e saprete di lui casi e avventure.
 Una figlia ha perduta e lusingarlo
190convien colla speranza
 che vive ancora ed impedir che pensi
 della seconda a stabilir lo stato.
 Vi precedo e l’annunzio
 piacevole gli reco
195che voi siete in cammin. Tutto andrà bene
 ma pensare conviene
 d’addrizzar tutto e condur tutto al segno
 del desiderio mio, del vostro impegno.
 
    Guida l’industre amante
200le linee tutte al punto,
 fin che a quel centro è giunto
 dove l’invita amor.
 
    Quel centro al quale aspiro,
 quel punto che m’alletta
205è quella fronte schietta,
 sono quegli occhi languidi,
 son quelle guance rosee,
 complesso di bellezze
 che mi ha ferito il cor.
 
 SCENA V
 
 CAROLINA sola
 
 Carolina
210Oh cieli! A qual impegno,
 a qual rischio m’espongo?... Ed a qual fine?
 Per isposar un giovine
 che mi ama, che mi piace, che può fare
 il mio ben, la mia sorte... Ah sì ti sento,
215mio cuore ambiziosetto,
 farmi coraggio ed infiammarmi il petto.
 Ma il povero Lindoro,
 nato ricco e civil, per causa mia
 farà l’alta follia?... Non so, non posso
220e non deggio soffrirlo. Ma che fare
 nello stato in cui sono?
 Tremo, sudo, mi perdo e mi abbandono.
 
    Chi mi conforta, chi mi consiglia?
 Povera figlia, cosa ho da far?
225Zingara certo non vuo’ restar.
 
    Lavorar?... Non ho imparato
 A servir?... Mestiere ingrato!
 Un ritiro?... Poverina!
 Come far per la dozzina?
230Qual partito ho da pigliar?
 
    Son come il pellegrino
 in estere contrade,
 confusa fra due strade
 non so per quale andar.
 
235   Questa o quest’altra s’ha da pigliar.
 Zingara certo non vuo’ restar.
 
 SCENA VI
 
 Sala in casa di Pancrazio.
 
 SANDRINA e GIANNINA
 
 Sandrina
 Levatevi di qui. Non vuo’ vedervi,
 più soffrirvi non posso.
 Giannina
                                             E che vi ho fatto
 per trattarmi sì male?
 Sandrina
                                           Ardite ancora
240domandarmi ragion de’ sdegni miei?
 Perfida! Per voi sola
 ho perduto Perillo. Al padre mio
 svelaste il nostro amor.
 Giannina
                                             Sì, lo confesso.
 Mi amò Perillo o finse
245lungo tempo d’amarmi. Alfin son donna,
 son donna come voi. Serva o padrona,
 abbiamo in sen dalla natura impresse
 le debolezze e le passioni istesse.
 Sandrina
 Orgogliosa, tacete; e a me dinnanzi
250non comparite più.
 Giannina
                                      Sì, mia signora.
 Se geloso furor per me l’irrita,
 se vedermi non vuol sarà servita.
 
    Me n’andrò; ma... Mi perdoni...
 Se il padron non lo consente...
255Il padrone finalmente
 può volere e comandar.
 
    Ella ha tutte le ragioni,
 disgustarla non vorrei
 ma son donna, ma per lei
260non mi vuo’ sagrificar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 SANDRINA, poi LINDORO
 
 Sandrina
 Perfida, te n’andrai... Ma vien Lindoro,
 nuovo oggetto al cuor mio d’ira e martoro.
 Lindoro
 Posso, cugina mia, depositare
 nel cuor vostro un arcano?
 Sandrina
                                                  Uno ne serbo
265da confidarvi io pur.
 Lindoro
                                        Dal padre vostro
 destinato all’onor di possedervi,
 dovrei contento giubilar. Ma oh dio!
 prevenuto il cor mio...
 Sandrina
                                           No no, Lindoro,
 non vi mettete in pena.
270L’arcano ch’io doveva
 confidarvi gelosa
 contien riguardo a me la stessa cosa.
 Lindoro
 Siete amante voi pur?
 Sandrina
                                           Lo son, malgrado
 il padre e la fortuna.
 Lindoro
                                        Ad aiutarci
275gli scambievoli modi
 ritrovare potremo.
 Sandrina
                                     Ah sì, Lindoro,
 adopriamo a vicenda
 a pro del nostro cor l’arte e l’ingegno.
 Lindoro
 Cugina mia, vi do la fede in pegno. (Prendendola per mano)
 
 SCENA VIII
 
 PANCRAZIO e detti
 
 Pancrazio
280Figlia, nipote, appunto
 giva in traccia di voi. Ho prevenuto
 il notaio e a momenti...
 Lindoro
 A momenti, signore,
 la zingara verrà per obbedirvi;
285io veniva di questo ad avvertirvi.
 Pancrazio
 La zingara è una cosa
 ed il contratto che dee farsi è un’altra.
 Quella può procurarmi
 una mezz’ora di divertimento
290ma quel che più mi preme
 è di vedervi maritati insieme.
 Sandrina
 (Cieli! Qual imbarazzo!)
 Lindoro
                                               V’assicuro
 che sarete contento.
 Pancrazio
                                       Contentissimo
 se disposti vi trovo unitamente...
 Lindoro
295La giovine è prudente.
 Pancrazio
                                            Sì, Sandrina
 è una buona ragazza.
 Lindoro
 È astrologa di fondo e non da piazza.
 Pancrazio
 Tu parli della zingara ed io parlo
 di cosa che interessa
300il tuo bene, il tuo stato,
 la tua tranquillità.
 Lindoro
 Carolina a venir non tarderà.
 
    Sentirete, sentirete,
 dice cose prodigiose,
305tutto vede e tutto sa.
 
    No signor, non v’inquietate,
 siate buono; pazientate;
 a venir non tarderà.
 
    E Sandrina mia cugina
310divertire si potrà;
 e contento voi sarete
 di saper la verità.
 
    Vo a incontrarla ed affrettarla.
 Giusto ciel! Non v’adirate,
315Carolina arriverà. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 PANCRAZIO e SANDRINA
 
 Pancrazio
 Come! Pretende forse
 stordirmi, sbalordirmi? Tracotante,
 so ch’è recalcitrante
 a tutto quel ch’è dal tutor prescritto;
320ma questa volta quel ch’è scritto è scritto.
 Sandrina
 (Come invan si lusinga!) (Da sé)
 Pancrazio
                                                 E tu, mozzina
 che fai la modestina, pensaresti
 d’imitare il balordo?
 Sandrina
                                         Se Lindoro
 non avesse per me stima, rispetto,
325amore, inclinazion...
 Pancrazio
                                        Più che mi parli
 il tuo parlar m’irrita.
 Facciamola finita.
 Le ragioni de’ sciocchi udir non soglio;
 io dispongo, io comando, io parlo, io voglio.
 
330   Padre sono e son tutore
 e di più governatore
 e ancor più son commissario
 ed ancor testamentario
 ed il codice mi dà
335piena ed ampia facoltà.
 
    «Se la stima... Se il rispetto...
 Se l’amor... L’inclinazione...» (Imitando Sandrina con caricatura)
 Non conosco altra ragione
 che la mia disposizione
340e mi guida e mi governa
 la paterna autorità. (Parte)
 
 SCENA X
 
 SANDRINA, poi PERILLO in abito di notaio con un naso posticcio
 
 Sandrina
 Dica quel che sa dire il padre mio.
 Siamo Lindoro ed io d’intelligenza
 e non soffre la legge violenza.
 Perillo
345Sandrina... (Levandosi il naso posticcio)
 Sandrina
                         Oh ciel! Che fate?
 Presto, presto sloggiate;
 se viene il padre mio siete perduto.
 Perillo
 So ch’ei cerca un notaio,
 temo che sia per voi. Notar mi fingo
350e opportuno arrivare io mi lusingo.
 Sandrina
 Ma se a scoprirvi arriva,
 oh ciel!
 Perillo
                 Non dubitate.
 Cara, non mi private
 del piacer di vedervi un sol momento.
355Troppo lungo è il tormento...
 Sandrina
                                                      Ah il cor mi trema.
 Lasciate almen ch’io veda
 se persone sospette abbiam qui intorno.
 Perillo
 Mi lasciate, crudel?
 Sandrina
                                      Vado e ritorno.
 
    V’amo più che non credete
360ma pavento, sudo e tremo.
 Parlaremo... Ci vedremo...
 Qualchedun mi par sentir...
 Quante cose avrei da dir!
 
    È mio padre infuriato, (Parla prestissimo)
365è Lindoro innamorato
 non di me ma della bella
 Carolina zingarella;
 e mio padre mi tormenta
 e minaccia e mi spaventa...
370Quante cose avrei da dir!
 È una pena da morir. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 PERILLO solo
 
 Perillo
 Tutto, fortuna ingrata,
 tutto non m’ha levato il tuo furore,
 se ancor mi resta di Sandrina il core.
375Ma viene il vecchio e Carolina; è meglio
 evitare per or ch’ei qui mi veda,
 indi venir quando bisogno il chieda. (Si ritira)
 
 SCENA XII
 
 PANCRAZIO e CAROLINA
 
 Pancrazio
 Ragazza, fra di noi
 dirvi permetterete in confidenza
380che alla vostra scienza,
 come il volgo, non credo; ma al mio caso
 voi giungete opportuna. Di mia figlia
 v’ho parlato abbastanza ed a voi tocca
 far il vostro mestiere
385e renderla sommessa al suo dovere.
 Carolina
 Signor, mal vi apponete,
 se in me non supponete
 che ignoranza, interesse ed impostura.
 Gli arcani di natura
390penetro a mio talento e far son pronta
 nel più scabroso impegno
 sperienze incontrastabili d’ingegno.
 Pancrazio
 Davver?
 Carolina
                   Poco vi costa
 il mettermi alla prova.
 Pancrazio
                                            Ecco la mano;
395vedete, indovinate...
 non le cose avvenir ma le passate.
 Carolina
 Volentieri, signore. Oh ciel! Che miro!
 Due linee paralelle!
 Due fanciulle, due figlie, due sorelle!
 Pancrazio
400Come! Come!...
 Carolina
                                Da questi lineamenti
 comprendo a maraviglia
 che di più d’una figlia padre siete.
 Persa la prima avete,
 voi la credete estinta
405ma veggio e son convinta ch’ella è in vita.
 E questa linea unita
 al circol superiore
 promette al genitore il suo ritorno.
 Pancrazio
 Oh cielo! Oh ciel! Mia figlia!...
410Son fuor di me, mia figlia...
 Quella che ho in mar perduta!... Ma pian piano,
 dite... (Non son balordo;
 potrebbe aver inteso...) (Da sé) Dite un poco,
 perché l’ho in mar mandata?
415A chi la figlia mia fu consegnata?
 Carolina
 Vediam, vediam la mano.
 (Cautamente Lindoro
 tutti i fili dispose al mio lavoro). (Da sé)
 Veggio due cerchi uniti
420e sono assicurata
 ch’ella fu consegnata...
 Pancrazio
 
                                           A mio fratello.
 Carolina
 Da questo punto e quello
 conosco chiaramente
 la balia e una parente.
 Pancrazio
                                           Mia cognata.
 Carolina
425La figlia fu mandata
 ma il genitor istesso
 dovea seguirla anch’esso...
 Pancrazio
                                                  A far tesori.
 Carolina
 Di notte fra gli orrori
 da fulmini assaliti...
 Pancrazio
430Son tutti in mar periti...
 Carolina
                                               Non signore.
 Dall’angol superiore
 veggio che amica stella
 protetta ha la donzella e l’ha salvata.
 Pancrazio
 Protetta ha la donzella e l’ha salvata? (Con gioia)
 Carolina
435Protetta ha la donzella e l’ha salvata.
 a due
 Protetta ha la donzella e l’ha salvata.
 
 SCENA XIII
 
 SANDRINA e detti
 
 Pancrazio
 Qual piacer, qual prodigio! Olà, Sandrina,
 vieni e meco gioisci. Tua sorella
 morta non è. Lo dice, lo sostiene,
440lo prova ad evidenza
 quest’arca di scienza. Vedi, ascolta,
 senti che ti sa dir. Dite, parlate; (A Carolina)
 mia figlia strologate. Io vado intanto
 suoni, canti, festini
445a preparar, per dare in sì bel giorno
 della gioia ch’io sento un testimonio.
 (Ma non perdo di vista
 di Sandrina e Lindoro il matrimonio). (Da sé e parte)
 
 SCENA XIV
 
 CAROLINA, SANDRINA e poi LINDORO
 
 Sandrina
 Senza che a indovinar pena vi diate,
450il cuor mio conoscete.
 Carolina
                                          Siamo entrambe
 per lo stesso interesse
 spinte ad un fin dalle passioni istesse.
 Lindoro
 Amiche, grazie al cielo
 giubila del presagio
455il credulo tutore e mi lusingo
 che occupato e distratto in nuovi oggetti
 di noi si scordi e l’altra figlia aspetti.
 Sandrina
 Ma quanto aspetterà? Quanto noi stessi
 attendere dovrem?
 Carolina
                                      Basta per ora
460aver d’un mal presente
 evitato il periglio.
 Amor per l’avvenir darà il consiglio.
 Lindoro
 Il consiglio miglior che amor può darci
 è di non perder tempo e di sposarci.
 
465   Che Perillo dia la mano
 all’amabile Sandrina.
 Io presento a Carolina
 la mia destra ed il mio cor.
 
 Sandrina
 
    Lo farei... Lo vorrei
470ma rispetto il genitor.
 
 Carolina
 
    Sono amante... ma costante
 alle leggi dell’onor.
 
 a tre
 
    Sommi dei che giusti siete
 l’innocenza proteggete.
475Di quest’alme appassionate
 consolate il fido amor. (Tenendosi tutti tre per la mano)
 
 SCENA XV
 
 PANCRAZIO e detti, poi PERILLO, poi GIANNINA, poi guardie
 
 Pancrazio
 
    Brava, brava, Carolina,
 voi parlaste alla Sandrina
 e d’accordo è con Lindoro,
480non è vero?
 
 Carolina
 
                         Sì signor.
 
    Van d’accordo fra di loro,
 sono entrambi d’un umor.
 
 Pancrazio
 
    Brava, brava... Ma conosco
 delle femmine l’usanza.
485Si prevenga l’incostanza.
 Presto... carta e calamaio.
 Chi è di là? Venga il notaio. (Ad un servo che uscito appena parte)
 
 Sandrina
 
 Ah signore, e mia sorella?... (A Pancrazio)
 
 Pancrazio
 
 Non t’ascolto pazzarella.
 
 Lindoro
 
490Aspettarla è conveniente... (A Pancrazio)
 
 Pancrazio
 
 Il balordo fa il saccente.
 
 Carolina
 
 Moderate un tal rigor. (A Pancrazio)
 
 Pancrazio
 
 Padre sono e son tutor.
 
 Lindoro, Carolina, Sandrina
 
    Fato! Sorte! Cielo! Amor!
 
 Pancrazio
 
495Padre sono e son tutor.
 
 Perillo
 
    Eccomi agli ordini (Uscendo dond’erasi ritirato)
 dell’illustrissimo
 e sapientissimo
 governator.
 
 Pancrazio
 
500   Signor notaio...
 non vi ravviso.
 
 Perillo
 
 Son Fiordaliso,
 sono iniziato,
 sono mandato
505dal superior.
 
 Pancrazio
 
    Dunque sedete,
 dunque scrivete.
 Ecco un contratto
 ch’è quasi fatto.
510Voi gli darete
 forma miglior.
 
 Perillo
 
    Son notaio e son dottor. (Perillo e Pancrazio seduti; l’uno scrive mentre l’altro gli detta piano)
 
 Sandrina, Carolina, Lindoro
 
 Ah Perillo, qual consiglio!
 Evidente è il suo periglio. (Fra loro sottovoce)
515Qualche mal gli arriverà.
 
 Carolina
 
    Porrò in mano il talismano
 e sarà quel che sarà.
 
 Lindoro, Sandrina
 
    Qual consiglio! Qual periglio!
 Qualche mal gli arriverà. (Come sopra)
 
  Carolina
 
520Ah sarà quel che sarà.
 
 Giannina
 
    Signor padrone, (Fortemente agitata)
 signor padrone!
 Oh che gran cosa!
 Sopravvenuto
525è il suo notaio,
 ben conosciuto.
 Dice che l’altro
 è un mentitore,
 un impostore,
530un ribaldaccio.
 
 Pancrazio (Levandosi impetuosamente)
 
 Oh cospettaccio!
 Brutto nasaccio (Levandosi impetuosamente)
 dimmi, chi sei? (Vuol prendere Perillo per il collo, a cui cade il naso posticcio)
 Come! Perillo
535ne’ tetti miei?
 Olà soldati.
 
 Lindoro, Sandrina
 
 (Siamo spacciati.
 Cieli soccorso).
 
 Carolina
 
 (Presto al soccorso). (Da sé, partendo frettolosamente verso la porta)
 
 Perillo
 
540   Sono amante sfortunato
 ma son giovine onorato.
 Perché tanta crudeltà?
 
 Giannina
 
 Core ingrato, ben ti sta.
 
 Pancrazio
 
 Guardie, guardie... Eccole là. (A suono di tamburo, vedesi entrare la guardia de’ granatieri. Carolina in virtù del talismano ha preso l’abito e la figura del sargente)
 
 Carolina
 
545   Alto, alto. (Ai soldati) Comandate. (A Pancrazio)
 
 Pancrazio
 
 Arrestate quel ribaldo
 e fra l’armi caldo caldo
 conducetelo in prigion.
 
 Lindoro, Sandrina, Perillo
 
 Per pietà, per compassion.
 
 Carolina
 
550   Presentate l’armi. (Ai soldati ch’eseguiscono)
 Baionetta in canna.
 il reo circondate,
 marchiate, marchiate. (A suono di tamburo, i soldati preceduti da Carolina conducono via il prigioniero)
 
 Lindoro
 
    (Carolina dov’è andata?)
 
 Sandrina
 
555(Ah Sandrina sventurata!)
 
 Lindoro
 
 (Dov’è andata Carolina?)
 
 Pancrazio, Giannina
 
 Disperata è la Sandrina
 e Perillo perirà.
 
 Sandrina
 
 Questa è troppa crudeltà.
 
 Lindoro
 
560(Carolina ove sarà?)
 
 
 Carolina
 
    Allegramente,
 allegramente. (Tornando in abito di granatiere)
 
 Sandrina, Lindoro
 
 Che cosa è stato?
 
 Pancrazio, Giannina
 
 Cos’è arrivato?
 
 Carolina
 
565Sinceramente
 tutto il colpevole,
 tutto ha svelato. (Piano a Pancrazio ed a Giannina)
 
 Pancrazio, Giannina
 
 Bene, benissimo,
 sia castigato.
 
 Carolina
 
570Perillo è libero
 e si è salvato. (Piano a Sandrina ed a Lindoro)
 
 Sandrina, Lindoro
 
 Il ciel giustissimo
 l’ha preservato.
 
 tutti
 
    Il cuor che pavido
575più non sarà
 l’interno giubilo
 celar non sa.
 
 Carolina
 
    Torno al quartiere.
 
 Pancrazio
 
 So il mio dovere. (A Carolina)
 
 Sandrina, Lindoro, Giannina
 
580Bravo soldato.
 
 Carolina
 
 Bene obbligato.
 So il mio mestiere
 ed ho operato
 con equità.
 
 tutti
 
585   Il cuor che pavido
 più non si sta
 l’interno giubilo
 celar non sa.
 
 Fine del atto primo